AR6 – CAMBIAMENTO CLIMATICO E NECESSITA’ DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DI METANO IN ATMOSFERA

Il 9 agosto 2021 è stato pubblicato il rapporto del Gruppo di lavoro 1 dell’IPCC che costituisce la prima parte del Sesto Rapporto di Valutazione ‘AR6’ che sarà completato nel 2022.

743 scienziati di tutto il mondo hanno analizzato circa 174.000 studi specifici, osservando cambiamenti climatici che non hanno precedenti in migliaia di anni, se non in centinaia di migliaia di anni. Nel rapporto vengono evidenziati importanti elementi che contribuiscono attivamente al cambiamento climatico, fra cui i Biogas emessi dalle discariche.

Questo rapporto riflette sforzi straordinari in circostanze eccezionali. “Le innovazioni contenute in questo rapporto ed i progressi nella scienza del clima che esso riflette forniscono un contributo inestimabile ai negoziati e al processo decisionale sul clima”.

Hoesung Lee, presidente dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici)

Il rapporto mostra che le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1 °C di riscaldamento dal 1850-1900 e che, mediamente nei prossimi 20 anni, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5 °C di riscaldamento. Questa valutazione si basa su set di dati osservativi migliorati per valutare il riscaldamento avvenuto nel passato e, allo stesso tempo, sui più recenti avanzamenti scientifici nella comprensione delle risposte del ‘sistema climatico’ alle emissioni di gas serra prodotte dalle attività antropiche.

Questo rapporto è un riscontro oggettivo (reality-check). Ora abbiamo un quadro molto più chiaro del clima passato, presente e futuro, che è essenziale per capire dove siamo diretti, cosa si può fare e come ci possiamo preparare”.

Valérie Masson-Delmotte, copresidente del Gruppo di Lavoro 1

Nel rapporto si legge che – a meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra – limitare il riscaldamento globale di 1,5 °C (o addirittura di 2 °C) sarà un obiettivo fuori da ogni portata. Ogni regione della Terra affronta cambiamenti climatici che stanno aumentando e che dipendono direttamente dal livello di riscaldamento globale.

“I cambiamenti climatici stanno già influenzando ogni regione della Terra, in molteplici modi. I cambiamenti che stiamo vivendo aumenteranno con un ulteriore incremento del riscaldamento”.

Panmao Zhai, copresidente del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC

I cambiamenti climatici non riguardano soltanto la temperatura ma includono cambiamenti all’umidità e alla siccità, ai venti, alla neve e al ghiaccio, alle aree costiere e agli oceani. Solo a titolo esemplificativo si riportano alcune specifiche del rapporto:

  • i cambiamenti climatici stanno intensificando il ciclo dell’acqua e questo comporta, in alcune regioni, precipitazioni più intense e relative inondazioni nonché siccità più intense.
  • i cambiamenti climatici stanno influenzando i modelli di pioggia (andamenti delle precipitazioni); è probabile che le precipitazioni aumentino ad alte latitudini, mentre si prevede che diminuiscano in gran parte delle regioni subtropicali. Inoltre sono attesi cambiamenti nelle precipitazioni monsoniche con variazioni nelle diverse regioni.
  • le aree costiere avranno un continuo aumento del livello del mare per tutto il 21° secolo, il che contribuirebbe a inondazioni costiere più frequenti e gravi nelle aree a livello più basso nonché all’erosione delle coste. Eventi estremi riferiti al livello del mare che prima si verificavano una volta ogni 100 anni potrebbero verificarsi ogni anno entro la fine di questo secolo.
  • un ulteriore riscaldamento intensificherà lo scioglimento del permafrost e la perdita della copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare nonchè la perdita del ghiaccio marino artico estivo.
  • nel rapporto si legge che i cambiamenti nell’oceano quali il riscaldamento, le ondate di calore marino più frequenti, l’acidificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno sono stati chiaramente collegati all’influenza umana. Questi cambiamenti influenzano sia gli ecosistemi oceanici che le persone che dipendono da essi, e continueranno almeno per il resto di questo secolo.
  • per le città, alcuni aspetti dei cambiamenti climatici possono risultare amplificati. Tra questi, le ondate di calore (dato che le aree urbane sono generalmente più calde dell’ambiente circostante), le inondazioni dovute a forti precipitazioni e l’innalzamento del livello del mare nelle città costiere.

L’AR6 fornisce per la prima volta una valutazione dei cambiamenti climatici su scala regionale più dettagliata ed include un focus sulle informazioni utili sulla valutazione del rischio, l’adattamento ed altri processi decisionali ed un nuovo quadro che aiuta a tradurre il significato dei cambiamenti fisici nel clima per la società e per gli ecosistemi. Tutte queste informazioni si trovano in dettaglio nel nuovo Atlante Interattivo dove sono disponibili anche le schede informative regionali.

“È chiaro da decenni che il clima della Terra stia cambiando, e il ruolo dell’influenza umana sul sistema climatico è indiscusso”.

Masson-Delmotte

Se l’influenza umana ha un ruolo sul clima passato e futuro, come limitare i cambiamenti climatici futuri? L’IPCC afferma che limitare l’apporto antropico dell’anidride carbonica (CO2) non basta, poiché anche altri gas serra contribuiscono ad influenzare il clima, in particolare il metano (CH4).

Stabilizzare il clima richiederà riduzioni forti, rapide e costanti delle emissioni di gas a effetto serra, e raggiungere emissioni nette di CO2 pari a zero. Limitare altri gas serra e inquinanti atmosferici, specialmente il metano, potrebbe avere dei benefici sia per la salute che per il clima”.

Panmao Zhai – Scienziato climatologo

Ma il metano nell’atmosfera da che cosa è generato?

“Il metano nell’atmosfera è generato da molte fonti diverse, come lo sviluppo e l’uso di combustibili fossili, il decadimento della materia organica nelle zone umide e come sottoprodotto dell’allevamento di bestiame. Determinare quali fonti specifiche sono responsabili delle variazioni nell’aumento annuale del metano è difficile. L’analisi preliminare della composizione isotopica del carbonio del metano nei campioni di aria NOAA effettuata dall’Istituto di ricerca artica e alpina dell’Università del Colorado, indica che è probabile che un fattore principale dell’aumento del carico di metano provenga da FONTI BIOLOGICHE di metano come zone umide o bestiame piuttosto che fonti termogeniche come la produzione e l’uso di petrolio e gas” (fonte: Research NOAA).

Nell’attuale contesto climatico, occorre prendere coscienza che anche il biogas da rifiuti (esempio il landfill gas – LFG) contiene il macro-componente metano di origine biologica. Il biogas tipico o standard (LFG50) viene caratterizzato da una % vol di metano CH4 pari al 50% e da una % vol di anidride carbonica CO2 pari al 35% (fonte: EPC Libri – ‘Biogas da Discarica’ di Enrico Magnano).

Le discariche di rifiuti urbani sono grandi produttori di biogas dato che normalmente dal 30 al 50% dei rifiuti è composto da materiale organico. A livello mondiale, oltre il 60% dei rifiuti viene smaltito in discarica (controlled landfill, sanitary landfill–with landfill collection, landfill unspecified, open dump, …).(fonte: What a waste 2.0 – World Bank Group, 2018)

Possiamo poi trascurare il fatto che il fenomeno della biogassificazione del rifiuto, una volta avviato, si manifesta per almeno 30 anni, di modo che il rifiuto smaltito oggi produrrà biogas fino al 2051?

Consideriamo infine i dati più aggiornati dell’inventario nazionale italiano delle emissioni (fonte: Annuario dei dati ambientali 2019, n.89/2020, ISPRA – Tabella 7.4 e Figura 7.4.b) che identificano le discariche come la seconda fonte di immissione di metano in atmosfera, con un contributo pari a quasi un terzo del complesso delle fonti identificate, seconda soltanto all’agricoltura ed addirittura più rilevante rispetto al settore energetico.

Come abbattere gli odori nelle discariche