Il mondo dell’energia affronta oggi una fase d’incertezza senza precedenti.

La crisi economica mondiale e le problematiche di carattere ambientale pongono una sfida all’economia globale dalla quale dipende il futuro delle nuove generazioni e le sorti della casa comune.

Ormai si tratta di una sfida a tempo.

Il settore energetico non è da meno e, a tutti gli effetti, si trova ad affrontare un vero e proprio periodo di transizione che vede le riserve di combustibili fossili diminuire sempre di più ed aumentare le problematiche ambientali legate al loro impiego sia a livello ambientale che economico.

 

Per quanto aumentino le fonti energetiche del nucleare e delle energie rinnovabili rimane persistente l’utilizzo dei combustibili fossili.

 

Le risorse fossili vengono impiegate soprattutto come combustibili per la produzione di calore oppure, in particolare il petrolio, per quelli che sono chiamati usi non-energetici, ovvero per essere utilizzati nell’industria petrolchimica come materie prime per la produzione di varie sostanze. Inoltre, dalle fonti fossili si ricavano quasi tutti i carburanti utilizzati nei comuni motori a combustione.

Ma a fronte di indubbi vantaggi pratici ed economici, l’utilizzo massiccio delle risorse fossili comporta una serie di gravi svantaggi che i governi del mondo hanno iniziato a prendere in reale considerazione.

 

Analizzando le problematiche ne troviamo principalmente 3: socio-politica; di carattere tecnico e di carattere ambientale.

 

Problematica socio-politica dovuta al fatto che le fonti fossili non sono equamente distribuite sulla superficie terrestre, pertanto i paesi che non le possiedono risultano fortemente vincolati a quelli che invece ne hanno grande disponibilità.

 

I problemi di carattere tecnico, invece, sono associati alla limitatezza delle fonti e riguardano il loro inevitabile esaurimento. Basti pensare ai riscontri ottenuti dall’applicazione del modello di Hubbert (seppur l’applicabilità della curva di Hubbert presenta dei limiti) ai casi storici della produzione petrolifera degli Stati Uniti.

 

Problematiche di carattere ambientale connesse al fatto che le fonti fossili sono sfruttate mediante reazioni di combustione per la maggior parte delle destinazioni d’uso.

La loro combustione causa il rilascio in atmosfera di sostanze inquinanti quali monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto e di zolfo (NOx e SOx), composti organici volatili incombusti (COV), polveri sottili e particolati (PST), ma soprattutto anidride carbonica (CO2) in quantità e modalità variabili a seconda dello specifico combustibile e delle condizioni in cui avviene la combustione.

La maggior parte delle sostanze inquinanti sono direttamente nocive per l’uomo e la loro tossicità può manifestarsi in varie forme:

  • gli ossidi di zolfo e di azoto hanno effetti irritanti sulle mucose delle vie respiratorie,
  • il monossido di carbonio ad alte concentrazioni ha effetti letali ed asfissianti,
  • i composti organici volatili e alcuni particolati possono avere effetti addirittura cancerogeni.

Tuttavia il fattore inquinante più pericoloso per l’ambiente è l’anidride carbonica, gas assolutamente incolore e inodore e del tutto inerte.

La CO2 assieme ad altri gas quali il metano (CH4), il protossido d’azoto (N2O) e il vapor d’acqua, è tra i principali gas climalteranti (GHG) responsabili dell’effetto serra.

L’eccesso di anidride carbonica, assieme ad altri gas di origine antropica responsabili del buco dell’ozono, altera l’equilibrio dell’atmosfera rendendola ancora più opaca ai raggi IR (radiazione infrarossa) in uscita; in questo modo viene mantenuta sul pianeta una maggiore quantità di calore con il conseguente innalzamento della temperatura media mondiale e l’alterazione del regime climatico globale.

La CO2 liberata dalla combustione delle fonti fossili in realtà è la stessa che le piante e altri organismi preistorici fissarono in forma organica sottraendola dall’atmosfera centinaia di milioni di anni fa ed una sua reintroduzione in atmosfera in tempi che possono essere ritenuti molto brevi su scala geologica, altererebbe bruscamente l’equilibrio naturale.

Le future conseguenze del mutamento climatico potrebbero anche non essere catastrofiche per l’ecosistema naturale complessivo poiché nuove condizioni di equilibrio si sostituirebbero a quelle esistenti per dar luogo ad un nuovo ecosistema rispetto a quello attuale;

ma (le conseguenze) sarebbero gravissime per l’umanità a causa degli inevitabili sconvolgimenti naturali che ne deriverebbero, così come riportato nel sesto ed ultimo rapporto di valutazione dell’IPCC ‘AR6’ pubblicato il 9 agosto 2021. (ne abbiamo parlato qui)